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…Correva l’anno del Signore 1963

Carissimi, visto che anche questa volta vi scrivo dal paesello natio?Sembra diventato un vizio, ma i miei superiori, oltre ad avermi sottratto l’uso dell’auto e della moto, ogni tanto mi spediscono a “fare il tagliando” con  un frequenza che si è un po’ “infittita”.  Data l’età… e il resto!ora ve ne racconto una.Correva l’anno del Signore 1963 e io quel giorno di luglio correvo in sella a una bici non proprio da corsa (di quei tempi), ma ci mancava poco. Eravamo partiti da Isolaccia Valdidentro la mattina presto, scesi a Bormio eravamo risaliti su fino a S Caterina Valfurva, poi, dopo aver percorso un tratto della strada del Passo del Gavia, sterrata a quei tempi, lasciate le bici, eravamo saliti in cima al Trezero, continuando poi per le cime fino a punta S.Matteo. Ora…stavo scendendo. Strada scorrevole, traffico poco o niente e giù a rotta di collo. Bellissimo! Scivolavo via avvolto dal silenzio, ascoltando il vento che fischiava negli orecchi.Un mio collega, a bordo del mitico “Galletto” della Moto Guzzi, mi raggiunge, mi si affianca e mi grida: “Lo sai che vai a ottanta?”. “Spero proprio di arrivarci” gli rispondo mentre aggredisco la curva che mette fine al piccolo rettilineo.Be’ grazie a Dio ci sono arrivato: gli ottanta sono suonati a Gennaio e io scherzando scandisco “ot-tanta!”. E sono tanti davvero, anche se sembrano passati in un soffio.Guardiamo indietro? No: Soltanto facciamo memoria, ma a due condizioni:la prima è questa: per ringraziare il Signore per tutto il bene che mi ha voluto e per come continua ad avere pazienza con me. Ha cercato di tenermi per i capelli, ma… gli sono rimasti in mano! Adesso tocca a me stargli più vicino, se no sono guai…La seconda condizione è quella di restare “sveglio”, facendo tesoro delle “capocciate” passate per non sbatterne delle altre, anzi mettendocela tutta per riconoscere i suoi inviti e le sue “correzioni di rotta”. Come funziona? Semplice, un po’ come quando si canta insieme: uno intona e tu vai dietro, “imbroccando” non solo la canzone, ma anche il ritmo e la tonalità, se no sai che roba?!Chi intona è Lui, lo spartito lo scrive Lui e tutto il resto viene di conseguenza.Fuori metafora: siamo nelle Sue mani, nella buona e nella meno buona salute, da giovani e da non più giovani e Lui ti spiazza sempre.Continuo a dire che la nostra missione di Suzana sta attraversando un momento delicato e anche difficile, con tutta la girandola di persone che sono cambiate, chi per trasferimenti regolari, chi per trascorsi limiti di  età, chi per malattia (il Parroco, Padre Abramo è ancora in ballo con il cuore che gli gioca brutti scherzi), chi per essere stato chiamato a ricevere il Premio (come alcuni anziani, colonne delle nostre comunità): ti sembra che tutto stia per crollare e invece, zàcchete, ti si aprono porte che ti sembravano chiuse!Mi era già successo in passato, quando nel 1974 stavo tentando di sfondare sul “fronte occidentale”, oltre Kassolol correndo, a mia insaputa, un grosso pericolo per la mia incolumità: ed ecco che il Signore mi venne ad aprire una strada dall’altra parte, verso sud, con la chiamata di Ejin e poi di Ehlalab, dove sono nate due consistenti comunità.Ora la storia si ripete. Noi parliamo di crisi e, pur in mezzo a mille difficoltà, si sta aprendo una porta tra i Jòla Baiot di Eramme dopo quanti anni di tentativi infruttuosi! Contemporaneamente ritorna un gruppo del villaggio di Bujin, che ci ha tenuti in scacco per più di trent’anni: si si, no no, magari chissà….. Per non dire dell’altro villaggio, Ejaten che, come Bujin, si “affaccia” proprio sulla frontiera con il Senegal.Pensate, già nel 1969, allo stesso tempo di Katon e di Kassolol, un gruppo di giovani di quel villaggio era venuto dal padre Spartaco Marmugi a chiedere il “cammino di Gesù”! Per noi era impossibile andare laggiù, proprio sulla frontiera. Eravamo nel pieno della guerra di indipendenza dal regime portoghese e dalla frontiera partivano gli attacchi contro le truppe coloniali, che già ci sospettavano di connivenza con gli indipendentisti: una nostra presenza laggiù avrebbe  significato la nostra espulsione immediata, come già era successo, anche per meno,  ad altri nostri missionari.A malincuore il padre li invitò a pregare aspettando tempi migliori e cercando anche di non scoprirsi troppo per non incorrere nelle sanzioni degli anziani del villaggio: la persecuzione in questo senso era forte in quei tempi anche a Suzana e negli altri due villaggi, Katon e Kassolol.Poi, col passare del tempo venimmo a sapere che Ampakaruncia, il giovane che guidava il gruppo, era morto in circostanze “misteriose”. Ma non troppo, visto come gli anziani sapevano maneggiare ogni tipo di veleno!…Ebbene, diversi anni fa da quel villaggio altri sono venuti, abbiamo camminato insieme: alcuni si sono ritirati, altri ancora sono venuti a mancare per cause giudicate “naturali” e, finalmente, la scorsa domenica, 16 Giugno festa della Santissima Trinità, la prima famiglia è stata battezzata, piccolissimo seme di quella che, per la sofferenza sopportata, sembra avere le carte in regola per divenire una bella comunità.Rimane una spina: nei tre villaggi Baiot più vicini a Suzana, ancora non scalfiti dal messaggio del Vangelo, è in corso una guerra fratricida che nemmeno le forze dell’ordine riescono a scongiurare, tanto che addirittura ci sono stati dei morti.Abbiamo bisogno di un supplemento di preghiera per poter offrire cammini di riconciliazione, nel nome e sull’esempio di Gesù, che “ha abbattuto nel suo sangue il muro di inimicizia” come dice Paolo agli Efesini.Magari, quando siete in ferie, ricordatevi di noi: una Avemaria dura pochi secondi……PS. Chiedo scusa per il ritardo di questa lettera. Tornato, ho trovato mio fratello Alfonso all’ospedale: malattia e complicazioni varie, e i miei programmi sono saltati. Ora, dopo due mesi di ospedale, manca solo la necessaria riabilitazione. Io riparto più o meno nel tempo programmato, con un forte sentimento di riconoscenza nel cuore. “Di qua e di là dal mare” ho sentito quanto siete vicini non solo alla missione, ma anche a me e ai miei cari. Un Grazie grosso come una casa a tutti voi. E a Lui: non è Lui per caso che ha detto che chi lascia tutto per lui riceve il centuplo in questo mondo e in più la vita eterna?  E quando ci si mette Lui!….

Grazie, ciao e buone vacanze. Padre Zé.


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